In Bielorussia è stato il giorno del grande confronto. L'annunciata "Marcia per la libertà", che i media hanno descritto come la più grande manifestazione nella storia, ha invaso pacificamente le strade di Minsk con centinaia di migliaia di persone mentre in un vicino quartiere il contestato presidente Lukashenko difendeva l'indipendenza nazionale. Un braccio di ferro che si è consumato sotto l'inquietante ombra di un possibile intervento russo di "assistenza militare", evocato non troppo velatamente da Vladimir Putin. La grande marcia arriva a una settimana esatta dalle contestatissime elezioni presidenziali, che hanno consegnato, con un "bulgaro" 80% di suffragi, il sesto mandato consecutivo a Lukashenko, ormai al potere da 26 anni. votazioni truccate dicono in molti. Ma cosa chiedono nel concreto le persone scese in piazza? Sentiamo Martina Napolitano, direttrice editoriale presso East Journal
#Bielorussia
"È molto peggio di un regime autoritario". Intervista al giornalista Luigi Geninazzi sulla situazione in Bielorussia
Continuano le proteste in Bielorussia dopo la conferma di Lukashenko alle presidenziali di domenica, macchiate secondo l'opposizione da brogli elettorali. Le forze dell'ordine hanno fermato circa 700 persone nelle ultime 24 ore per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate. Finora sarebbero state arrestate almeno 6mila persone, fra loro anche un cittadino svizzero. Le Nazioni Unite denunciano la violenta repressione da parte della polizia e puntano il dito contro il governo. Sulla situazione nel paese, definito come l'ultima dittatura ancora presente in Europa, abbiamo interpellato il giornalista esperto di politica internazionale Luigi Geninazzi